TECNICA DI RECUPERO UOMO A MARE

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”Le statistiche indicano nell’uomo a mare l’emergenza più frequente che si manifesta sulle imbarcazioni a vela, alla quale occorre pertanto essere preparati. Uno skipper che si rispetti, quando, all’inizio della navigazione, provvede ad informare l’equipaggio delle emergenze che possono insorgere, dell’ubicazione ed impiego delle dotazioni di sicurezza, descrive dettagliatamente la manovra per il recupero dell’uomo a mare, che farà poi eseguire ogni tanto nel corso della navigazione a scopo di addestramento.

Al tempo dei velieri questa manovra, ben conosciuta e descritta nei vecchi manuali di Arte Navale, aveva lo scopo di fermare al più presto la nave per allontanarsi i meno possibile dal naufrago. Il timoniere pertanto, al grido di ”uomo a mare”, veniva immediatamente all’orza facendo prendere a collo le vele quadre e la nave si metteva in panna sopravento al naufrago in modo da scarrocciare lentamente verso di lui.

L’esigenza di fermare al più presto la nave è talmente logica che non è necessario analizzarla: il pericolo maggiore, infatti, sta nel perdere di vista il naufrago. Tuttavia la manovra oggi più spesso insegnata nelle scuole di vela prevede che, qualunque sia l’andatura alla quale si manifesta l’emergenza, il timoniere debba mettersi subito col vento al traverso. Ciò perchè, così facendo, si parte sempre dalla stesa situazione: in tal modo, una volta ripetuta numerose volte la manovra, si suppone che questa venga imparata con sicurezza. Il guaio è che, una barca a vela mediamente assume la massima velocità proprio a quell’andatura, allontanandosi quindi dal naufrago il più velocemente possibile, un evidente controsenso.. La successiva manovra, una strambata, da eseguirsi dopo che l’equipaggio vi si è preparato, è poi abbastanza impegnativa se c’e’ vento e mare, cosa verosimile, essendo le condizioni più probabili perchè si verifichi l’emergenza uomo a mare.

Diversi anni fa l’ ORC, consapevole di queste incongruenze, pubblicò la manovra raccomandata per il recupero del naufrago. Questa altro non è che un ritorno all’antica manovra dei velieri, adottata alle moderne imbarcazioni.

Qualunque sia l’andatura alla quale si manifesta l’emergenza, mentre si getta il salvagente si viene immediatamente all’orza, anche nel caso più difficile di essere sotto spi, il cui braccio va prontamente filato fino a portare il tangone a contatto con lo strallo, ammainando sollecitamente la vela, anche se in maniera poco ortodossa. Venendo con la prua al vento si ammaina o si avvolge il genoa, rimanendo sotto la sola randa, completando così con più calma e precisione l’evoluzione attorno al naufrago, e affiancandolo con il vento in prua. Avviare subito il motore è opportuno per aggiustare la manovra, se necessario, ma occorre la massima attenzione quando s’ingrana in vicinanza del naufrago, anche per non fare incattivire la cima che gli si lancia nell’elica, con il rischio di bloccarla, perdendo così un prezioso aiuto”.

….dalla nostra biblioteca del mare…PAROLA DI SKIPPER

TECNICA DI RECUPERO UOMO A MARE ultima modifica: 2017-04-04T16:22:11+01:00 da Andora Match Race

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